Prima l’intervista al Corriere, adesso quella a Che tempo che fa: sta provando a riprendersi il centro della scena, ma la sua presa sul pubblico sembra essere definitivamente allentata.
Creator Economy
I genitori come creatori, i figli come contenuti: l’essere cronicamente online sta compromettendo la capacità di distinguere tra realtà e finzione anche in famiglia. Con conseguenze che cominciano a farsi inquietanti.
Hanno sempre avuto una strategia per affrontare ogni evento favorevole o avverso del loro matrimonio. Ma ora?
La shitstorm natalizia di cui è protagonista diventa l’occasione per istituzionalizzare anche in Italia la grigia (letteralmente) estetica della pubblica confessione e autoumiliazione.
È la prima creator italiana ad abbracciare il trend delle live in cui si guadagnano soldi (veri) fingendosi il “personaggio non giocante di un videogioco”.
Dopo anni di dominio incontrastato, le star di Instagram tremano. Accuse, delusioni, discorsi negativi, comunità di liberazione dal marketing del sé e dei prodotti sponsorizzati. Ma è vera crisi?
Sembrano gossip, ma i due “incidenti” che venerdì hanno scatenato sui social la tempesta perfetta sono la manifestazione più evidente di come funziona la società oggi.
Il profilo TikTok che più mi ha scioccato nell’ultimo periodo (il che è tutto dire). Primo esempio di neorealismo digitale italiano, la storia dell’Influencer Povera.
Capaci di catturare l’attenzione sui social, generare degne quantità di engagement e convertire l’hype in vendite, le uova post-sfogo degli influencer sono anche simbolo di rinascita (nonostante le sorprese orrende).
La stampa nazionale sembra particolarmente attratta da belle ragazze su OnlyFans, parlandone come esempi di originalità imprenditoriale, senza però entrare mai nel merito.
In generale online, si parla di OnlyFans come qualcosa che permette di fare soldi facili lavorando da casa, si utilizza l’espressione “sex worker” per dargli un tocco sofisticato.
La realtà dei fatti è molto più deprimente.